L'Ottocento di Sissi e Ludwig II

Il culto della bellezza

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Agnesina
view post Posted on 7/8/2007, 10:32




Un articolo interessante, in chiave psicoanalitica, di Barbara Stefanelli:

Ogni mattina la sveglia era fissata alle cinque. Fedele a un'auto-disciplina ostinata, senza mai indugiare, Sissi scendeva dal grande letto che aveva fatto disporre al centro della camera: il più possibile lontano dalle pareti, dalle porte e da qualunque «presenza materiale». Anche durante la notte, nel sonno, il mondo doveva tenersi a distanza dall'imperatrice Elisabetta d'Asburgo. Le prime sei ore della giornata venivano dedicate a onorare la leggendaria bellezza di Sua Maestà che, splendida quindicenne, nel 1853 aveva incantato il giovane Francesco Giuseppe e con lui l'intero Paese. La prima a raggiungere Sissi nei suoi appartamenti era la parrucchiera personale, promossa al rango di «artista» e confidente. A lei veniva affidata quella straordinaria chioma castana, foltissima e luminosa, lunga sino alle caviglie, che si impone sontuosa in tutti i ritratti dell'epoca. L'orgoglio dell'imperatrice. Tre ore trascorrevano tra spazzole e nastri. E quando l'ultimo ricciolo chiudeva l'armonia della composizione, la coiffeuse schierava in fila su un vassoio d'argento «i capelli morti», rimasti impigliati nei pettini. A quel punto il numero dei «caduti» stabiliva l'entità della punizione, che nelle giornate peggiori esplodeva in uno schiaffeggiamento isterico. I capelli perduti dovevano apparire a Sissi come sottili scalfitture nella fortezza del suo fascino, come una sfida lanciata dal nemico alla torre in cui si era rifugiata per contemplare dall'alto l'universo. Con la stessa ansia curava il fisico, ne controllava il peso e misurava le curve, anche tre volte al giorno, pronta a digiunare per settimane contro un grammo o un millimetro sgraditi, insensibile al cibo e all'etichetta dei ricevimenti ufficiali alla Hofburg. E su un diario annotava: altezza un metro e 72, 48 chili, 47 centimetri di giro-vita. Cavallerizza famosa, dominatrice nelle stagioni di caccia inglesi, fu anche una pioniera del jogging, del nuoto, persino del body-building che praticava con attrezzi e pesi ovunque si trovasse: da Schönbrunn alla Grecia, a tutte le mete di quegli infiniti viaggi in cui si lanciava solitaria, lasciandosi alle spalle famiglia e corte. Visse fino a sessant'anni come un'adolescente, tra un culto ossessivo di sé e un a ricorrente anoressia. Convinta che la propria bellezza - una bellezza quasi ascetica, diversa dal morbido modello ottocentesco - fosse un sigillo di superiorità. Trionfante in un disperato «riscatto estetico» su una vita che non l'appagava e un'umanità che non amava. Tormentata, nevrotica, sola. Dopo quattro generazioni di miti popolari, di film da favola e di biografie bestseller, è un'Elisabetta d'Asburgo ancora nuova e ancora sorprendente quella che rivive in uno studio controcorrente appena pubblicato in Austria. Uno studio che unisce la ricostruzione storica all'analisi psicanalitica, uno «psicogramma» che si trasforma in psicodramma: svela dal profondo il mistero della «principessina romantica», dell'«eroina ribelle», della «dolce Sissi» a cui Romy Schneider diede corpo e anima nei film alla panna montata degli anni 50. Gli autori - Gabriele Praschl-Bichler, esperta di storia asburgica, Gerti Senger, fondatrice dell'Istituto viennese di psicologia del profondo, e Walter Hoffmann, psicoterapeuta - ripercorrono il cammino esistenziale di Elisabetta: avvicinano mito e verità, origini Wittelsbach e fuga dagli Asburgo, tic e poesia, rapporti con gli uomini e le donne, maternità, vita coniugale, giochi d'amore. E ne individuano una modernità sinora nascosta: se ai cultori della mitologia viennese è piaciuto dipingere l'imperatrice come il prototipo della «ragazza bavarese tutta salute e spontaneità», Elisabetta si rivela invece molto più vicina a una visione di donna androgina. «Né maschio né femmina, attraversò irrequieta il mondo come un essere infantile, asessuato o del 'terzo sesso', anticipando il senso di mobilità e sradicamento che segna la nostra epoca». Tanto attuale - affermano i tre scrittori di «Kaiserin Elisabeth, Mythos und Wahrheit» (editore Ueberreuter) - che oggi potremmo parlare di una Sindrome-Sissi: la sofferenza per una femminilità vissuta innanzitutto come maternità, l'orgogliosa opposizione a un modello sociale che pone la donna a un bivio tra famiglia e «carriera». Simile a una top model anni Novanta e a tutte le ragazze che vorrebbero esserlo, l'imperatrice d'Austria combatteva sola contro il cibo e contro il tempo in difesa di un proprio ideale estetico-esistenziale. La sua concezione del bello non avrebbe voluto contemplare la gravidanza: la fioritura del seno, l'arrotondamento dei fianchi, il grembo che si fa generoso. Giovane Narciso, aggrappata alla frontiera della pubertà, rappresentò la donna-bambina che si oppone al la propria evoluzione sessuale (e sociale) pagando con l'anoressia il prezzo di una battaglia combattuta nel subconscio. La Sissi-Romy Schneider dalle guance rosse centrò il personaggio, oltre la volontà del regista Ernst Marischka, in quel candore insistito di adolescente rapita dai sogni. Ma è nel «Ludwig» di Luchino Visconti che sempre Romy Schneider, quindici anni dopo, ora dama nera e sfuggente, riesce a incarnare gli oscuri tormenti di Elisabetta. L'origine dei turbamenti dell'imperatrice sarebbe da cercare, secondo gli autori, nell'ambiente familiare d'origine: in quella Baviera dei Wittelsbach dove crebbe dominata da un'attrazione fatale per la figura del padre Max, forte e fragile, sempre in fuga dai doveri di famiglia e di rango . Condizionata dal modello di «irresponsabilità» paterna, Sissi divenne sposa del sovrano d'Austria a 16 anni, madre a 17, ma restò prigioniera di una nevrosi irrisolta che ne avrebbe impedito qualunque maturazione psichica. Giunse a Vienna lungo il Danubio su una nave coperta di fiori, venne portata a Palazzo su una carrozza d'oro trainata da cavalli bianchi, e dopo due settimane già sospirava in versi. La favola era finita, Elisabetta si sentiva prigioniera di «un carcere». Sinceramente infatuata del giovane Francesco Giuseppe, fu poi incapace di amarlo. Ma riuscì a dominarlo per 45 anni. Rifiutandosi a lui nelle prime notti di nozze, giocando sin da allora con la negazione di sé, stabilendo subito un rapporto di forza. E così continuò nel tempo: si teneva lontana da Vienna, scriveva poco, concedeva solo brevi periodi di vita comune. Stregato dal suo carattere egocentrico e da quell'eccentrico fascino, l'imperatore non smise mai di inseguirla. Nelle lettere rovescia la sua fama di uomo burocratico, la invoca sempre come il suo «angelo» e si firma «il tuo ometto». La dolce Sissi - si legge nel capitolo dedicato alla coppia imperiale - rappresenta in realtà un tipo di donna dominatrice alla Brunilde, che sfida gli uomini alla battaglia per poi annientarli. Lo stesso schema regola i rapporti con i tanti amici-amanti. Dall'aristocratico ungherese Gyula Andrassy al giovane ufficiale William Bay Middleton. Tutti i fuochi vennero accesi e alimentati sino a raggiungere un massi mo di tensione sentimentale. Per poi venire precipitosamente spenti e ridotti in cenere. Incapace di abbandonarsi alle passioni, innamorata piuttosto dell'amore suscitato dalla propria bellezza, Sissi fuggì sempre davanti a un adulterio che non fosse solo un valzer platonico. Esemplare fu una beffa erotica giocata al principe di Galles, futuro Edoardo VII, accolto in négligé in camera da letto. Sino all'improvviso - e concordato - irrompere di una dama di compagnia al momento dell'abbraccio. La burla venne celebrata da Sissi in una delle tante liriche in cui ride del mondo. Intitolata: «There's somebody coming upstairs», c'è qualcuno che viene su dalle scale. Solo nei sogni con i suoi grandi amori ideali - l'eroe greco Achille e lo scrittore Heinrich Heine - e nelle poesie che ne derivarono, Sissi immagina momenti di «fusione» e «penetrazione». Nella realtà dominano frigide le parole. La sua vita erotica fu una lunga serie di occasioni bruciate, di desideri inappagati, di struggenti visioni che la lasciarono affamata e assetata. L'imperatrice «romantica» fu incapace di amare. Anche il rapporto con i figli restò freddo e fragile. L'eccezione fu Marie Valerie, la più piccola, nata nel 1868, attraverso la quale Sissi cercò di ricreare se stessa: la chiamava «la mia figlia unica», le scriveva lettere traboccanti un affetto morboso, la educò secondo le sue idee e le sue passioni. Marie Valerie si difese con il silenzio: diventò quasi muta. Una volta libera, si abbandonò alla vita familiare e diede alla luce nove figli. Elisabetta rimase così sola sino alla fine, sino a quel giorno di settembre del 1898 in cui venne uccisa dall'anarchico Luigi Luchini a Ginevra. Negli ultimi anni aveva smesso di scrivere poesie e di cavalcare. Continuava a collezionare immagini di donne bellissime che si lasciava inviare dagli ambasciatori imperiali: ballerine e acrobate, le sofisticate dame dell'aristocrazia, i volti segreti dell'harem. Per lei, non più giovane, era un'ossessione. Ma non c'erano tendenze omosessuali, come qualcuno insinuò. Il tarlo era sempre lo stesso: Biancaneve diventava Matrigna e si chiedeva chi era la più bella del reame. Intanto lei, assediata da un precoce invecchiamento della pelle, nascondeva le rughe dietro cappelli, ventagli, ombrellini. Ma non rinunciò mai a muoversi, a viaggiare, a fuggire dal centro, mentre l'impero e la famiglia andavano in pezzi. L'imperatrice che non tollerava la presenza di sedie nelle sue stanze, che costringeva persino i suoi insegnanti a farle lezione passeggiando incessantemente, cercava nel movimento un impossibile riposo interiore. «Questo bisogno irrefrenabile si lascia interpretare come negazione simbolica: era un modo di divenire inafferrabile, fisicamente e mentalmente. Chi desiderava avvicinarla, doveva correrle dietro». Un moto fine a se stesso, senza una direzione e un senso, un girare attorno al mistero di quell'irrequietezza che aveva spezzato la sua vita e quella delle persone a lei più vicine. Il mistero di una donna in testarda opposizione al suo tempo ma in costante controdipendenza dalle regole: meraviglioso uccello del paradiso incapace di spiccare il volo. Una notte, durante una tempesta che colse il suo yacht, si fece legare all'albero dell'imbarcazione «per ammirare la potenza del mare». Come Ulisse in lotta con le Sirene. Per i tre esperti che hanno fatto accomodare Sissi sul lettino in 300 pagine di analisi, questa è l'immagine-chiave: Elisabetta d'Asburgo, «la dolce imperatrice dell'amore», visse come incatenata davanti alle forze oscure della propria interiorità, prigioniera di una nevrosi che ne tenne in scacco femminilità e sensualità. Naufraga in quel mare da cui nacque Venere.
 
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-enry1973
view post Posted on 7/8/2007, 10:43




Grazie per aver postato l'articolo che aprirà una bella discussione. Il libro di cui parla l'articolo credo sia un abominio, un esercizio maldestro di disinformazione sistematica. Non condivido tutte le analisi che vengono fatte e spesso sono tratte da considerazione del tutto errate.

Già l'immagine dell'imperatrice che si alza da un letto enorme la dice lunga: è noto che Sissi dormisse su lettini semplici (hermessvilla a parte) e che li tenesse al centro della stanza per poter girare i capelli sulla spalliera: se li sarebbe tirati girandosi nel letto... aveva paura di rimanerne strangolata... basta andare a Schonbrunn e alla Hofburg per accorgersene...
 
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Agnesina
view post Posted on 7/8/2007, 10:45




Ho postato quest'articolo proprio per stimolare la discussione!
 
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-enry1973
view post Posted on 7/8/2007, 10:47




Mi inviti a nozze!!! Credo che ultimamente la moda di demonizzare Elisabetta per stupire il lettore stia dando risultati discutibili. Già c'è molto di che rimanere meravigliati nello scoprire un personaggio tanto complesso...
 
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Agnesina
view post Posted on 7/8/2007, 10:54




In che senso demonizzare? intendi la moda di analizzarla attraverso teorie psicoanalitiche? Al di là del fatto che molte di queste siano discutibili quando non assurde, non sempre però ne viene fuori un'immagine negativa...
Un elemento a sè è l'anoressia, che indubbiamente denota un disagio, un problema. Forse è l'aspetto più oggettivo della sua personalità, anche se spesso porta a elucubrazioni contorte e a volte poco credibili. Però si tratta di un disagio fisico-psicologico indubbio. Che ne pensi?
 
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-enry1973
view post Posted on 7/8/2007, 11:00




Mi riferisco in genere a dei testi usciti ultimamente che la demonizzano a tutti costi, andando a dragare in anfratti della sua personalità che ci sono trasmessi solo da terzi... credo che mettere Sissi sul lettino sia diventato uno sport un po' troppo praticato. Come si fa a giudicare una persona solo per sentito dire... analizzarla così nell'intimo solo per le cose che ha scritto o che di lei hanno scritto gli altri... vedi, l'esempio del letto fatto sopra o quello della cura maniacale dei capelli (davvero assai frequente nelle dame dell'epoca) ne sono un esempio... anche la faccenda dell'anoressia è tutta da chiarire: non credo si possa dire che fosse anoressica nel senso moderno del termine.
 
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Agnesina
view post Posted on 7/8/2007, 11:12




Sono d'accordo con te, non è possibile psicanalizzarla come cercano di fare in molti, ma solo cercare di conoscerla e capirla per quello che ci è dato di sapere. E' vero che la sua anoressia è per certi versi diversa da quella conosciuta oggi, però esistono tanti modi di essere anoressici, oltre che tante ragioni all'origine. C'è comunque una radice psicologico-nervosa all'origine delle ossessioni legate al cibo...
 
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-enry1973
view post Posted on 7/8/2007, 11:21




Questo è vero: il suo rapporto col cibo resta decisamente curioso. Stando alle sue dame da compagnia mangiava un sacco di dolci e spesso era di buon appetito. Aveva una mania per tutte le diete nuove che andavano di moda e voleva provarle tutte. Credo che in qualche modo tutto fosse riconducibile alla sua mania - quella sì una vera e propria dipendenza - per l'equitazione. Quello che spiace un po' è che spesso le sue diete vengono descritte come stravaganti e poi invece basta leggere un articolo dell'epoca per scoprire che erano di gran moda... come quella a base di succo di carne. Ecco, mi piacerebbe che ci fosse maggior attenzione a questo genere di valutazioni. Non che la signora poi sia priva di sfaccettature interessanti da approfondire... :D
 
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Agnesina
view post Posted on 7/8/2007, 11:25




Hai ragione, è sempre la questione del contesto storico e sociale che spesso viene ignorato
 
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-enry1973
view post Posted on 7/8/2007, 11:40




E' un po' come spesso avviene per Maria Antonietta: si giudica senza tenere presente le abitudini dell'epoca... che poi in quel caso, soprattutto per quanto riguarda il culto della bellezza femminile, erano davvero lontane mille miglia dalle nostre.

Ad esempio: molte volte, nelle biografie di Sissi, si parla degli "shampoo" a base di uovo e cognac che faceva. Erano perfettamente nella norma, era quello che si faceva per nutrire i capelli... con cambi di ingredienti a secondo delle mode del momento, ma lo facevano tutte (non ovviamente chi le uova non le vedeva nemmeno nel piatto). Certo, meraviglia che lei ne usasse 40, ma la mole dei capelli le pretende... Perché non spiegarlo? Perché non chiarirlo? Lasciare tutto così in sospeso equivale a dare a Sissi della matta furiosa... anche la faccenda delle crisi isteriche sui capelli caduti è fonte sospetta... Christomanos nel suo diario descrive assai bene la lunga seduta della pettinatura perché era durante quel momento che svolgeva il suo ruolo di lettore: non ne fa minimo cenno. Parla solo di uno sguardo di muto rimprovero quando Elisabetta guardava i capelli morti messi su un vassoio d'argento... ma non fanno così tutte le signore? Guardare nella spazzola quanti capellli restano per capire se la cura che stanno seguento (oggi diremmo lo shamppoo che usano) fa il giusto effetto? Vero è che la povera Fanny Angerer , sua parrucchiera di fiducia, spesso, per non dover ricorerrere a nuove cure e impacchi, nascondeva i capelli morti appiccicandoli su una piccola striscia gommosa che teneva sotto il grembiule.
 
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estella
view post Posted on 7/8/2007, 12:29




Ecco la descrizione che Christomanos, insegnante di greco di Sissi, fa sul cerimoniale quotidiano della pettinatura:

Dietro alla sedia dell'imperatrice, in abito nero dal lungo strascico, un grembiule bianco di tessuto sottile legato sul davanti...
Con le mani bianche frugava tra le onde dei capelli, le sollevava verso l'alto e le palpava come fossero velluto o seta, se le arrotolava intorno alle braccia (ruscelli che avrebbero afferrato perchè non volevano ricadere tranquillamente, ma piuttosto alzarsi in volo); finalmente, con un pettine d'ambra e d'oro, separò ogni onda in diverse altre e poi separò ciascuna di queste in innumerevoli fili che, al chiarore del giorno, si trasformarono in due pesanti serpenti; sollevò quei serpenti, li arrotolò intorno al capo dell'imperatrice e, dopo averli intrecciati con nastri di seta, formò una magnifica corona a forma di diadema...
Poi, su un piatto d'argento, presentò i capelli morti alla sua padrona; gli sguardi di questa e quelli della cameriera si incrociarono un secondo, esprimendo nella padrona un amaro rimprovero, nella cameriera la colpa e il pentimento.
Poi la mantellina bianca di pizzo scivolò e l'imperatrice, simile alla statua di una divinità, emerse dalla guaina che la nascondeva.
La sovrana inclinò il capo e la giovane si lasciò scivolare sul pavimento mormorando: "Mi prosterno ai piedi di Vostra Maestà". La sacra cerimonia era stata portata a temine.
 
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-enry1973
view post Posted on 7/8/2007, 12:35




Grazie Esty! E' sempre un passaggio molto emozionante. A proposito del culto di Sissi per la forma fisica è molto simpatico anche il passo dei diari di Christomanos dove racconta di averla trovata a testa in giù, attaccata agli anelli, vestita di tutto punto con un abito con strascico... la paragona a un uccello del paradiso... per pigrizia lascio a Esty il compito di riportarlo.... :)

Edited by -enry1973 - 7/8/2007, 13:38
 
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estella
view post Posted on 7/8/2007, 12:37




Fanny Angerer era pettinatrice al teatro della Hofburg, il Burgtheater, il più prestigioso di Vienna.
Le acconciature delle attrici erano piaciute all'Imperatrice, e convinse la giovane ad abbandonare i boccoli delle donne di teatro per dedicarsi ai suoi...

Fanny in seguito si innamorò di un impiegato di banca ma, secondo il regolamento, una volta sposata non avrebbe potuto rimanere accanto all'imperatrice.
Su espressa richiesta di Sissi, Francesco Giuseppe accettò di fare uno strappo alla regola.
Non solo Fanny potè sposare il suo Hugo, ma questi divenne il segretario privato dell'Imperatrice e in seguito l'intendente dei suoi viaggi per poi alla fine essere elevato al rango di cavaliere....
 
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estella
view post Posted on 7/8/2007, 12:59




Fanny Angerer

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CITAZIONE (-enry1973 @ 7/8/2007, 13:35)
Grazie Esty! E' sempre un passaggio molto emozionante. A proposito del culto di Sissi per la forma fisica è molto simpatico anche il passo dei diari di Christomanos dove racconta di averla trovata a testa in giù, attaccata agli anelli, vestita di tutto punto con un abito con strascico... la paragona a un uccello del paradiso... per pigrizia lascio a Esty il compito di riportarlo.... :)

Non la trovo....!!! :(
 
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-enry1973
view post Posted on 7/8/2007, 13:13




Belle foto!!! Anche il fotomontaggino con Sissi non è male. Fanny assomigliava abbasta a Elisabetta, soprattutto nell'altezza e nella costituzione: spesso sostituiva la sua signora mettendosi una veletta sul viso e presenziando ad alcune cerimonie. L'episodio descritto da Estella la dice lunga su quanto Sissi fosse gelosa dei suoi collaboratori e amici.

PS. Non ti preoccupare, la posto io più tardi!! :)
 
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200 replies since 7/8/2007, 10:32   5507 views
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