Alcune notizie su Villa Lazarovich, prima residenza triestina di Max, sita in via Tigor 23.
Il 16 Febbraio 1852 ' il sig. Nicolò Marco Lazarovich cede in locazione al Serenissimo Arciduca F. Massimiliano, che l'accetta, la realità consistente in casa dominicale e congiuntivi edifici economici, con tutta l'annessa campagna. Sarà però in arbitrio di S.A.Imperiale di fare a proprie spese negli edifizi tutte quelle rimodernazioni e tutti quegli accomodamenti che l'Altezza sua troverà di convenienza'. E' questa una parte del contratto di affittanza che Max stipula con il sig. Lazarovich e che ancora si conserva presso l'ufficio tavolare di Trieste.
Max risiederà a Villa Lazarovich durante le lunghe permanenze a Trieste, frequenti dopo la nomina ad ufficiale della marina.
Lavori in casa e in giardino, sistemazione degli ambienti interni e allestimento degli arredi iniziarono nel '52 e continuarono fino al '55.
Al '53 risale un progetto per un ampliamento dell'edificio, consistente in alcuni nuovi ambienti e nella costruzione di una piccola torretta, particolare architettonico che tanto piaceva a Max e che non a caso caratterizzerà anche il castello e il castelletto di Miramare.
Massimiliano, appassionato studioso di botanica, si interessò subito anche all'abbellimento del giardino. Ideò un magnifico parco circostante la villa, adornato di specie botaniche rare e di un giardino zoologico con animali esotici portati dai suoi numerosi viaggi. Dalla primavera del '56 il parco venne aperto al pubblico nei pomeriggi della Domenica e del Mercoledì, al suono dei concerti della banda musicale della marina. Nell'Osservatore Triestino, in data 1 Aprile 1856, si legge " la disposizione delle piante e infine la raccolta di vari animali rari rendono quel giardino un amenissimo passeggio che riesce tanto più gradito perché fra noi havvi scarsezza di pubblici passeggi".
Dopo la modifica della struttura esterna, iniziarono subito i lavori di ristrutturazione interna. Max volle arricchire la terrazza coperta al primo piano, comunicante con la biblioteca, con una voliera e una vasca centrale con zampilli d'acqua, il tutto illuminato da coloratissimi lampioncini cinesi. Proprio negli anni giovanili in cui Max si dedicò con entusiasmo alla ristrutturazione di Villa Lazarovich, era massima in lui la passione per l'esotismo, nata durante i viaggi in oriente e in Egitto. Al pianoterra della Villa le sale erano tappezzate di rosso alle pareti e presentavano sul pavimento una moquette verde a motivi floreali; una scala a chiocciola conduceva al corridoio del primo piano su cui campeggiava un pouf rosso di foggia orientaleggiante, una pelle di leopardo e una d'orso sul pavimento. Dal corridoio si accedeva alla cosiddetta stanza in stile moresco, tutta tappezzata in rosso cremisi e decorata con lunghe file di uova di struzzo che, dal lucernario centrale, scendevano verso le pareti; al centro vi era, immancabile, una fontana zampillante.
La ricchezza degli interni, disseminati di ricordi di viaggio, e la bellezza del parco fecero di Villa Lazarovich un piccolo gioiello incastonato sul colle di S.Vito.
Quando Max prese alloggio a Miramare portò con sé buona parte degli arredi di Villa Lazarovich e questa ritornò alla famiglia Lazarovich per poi passare di proprietario in proprietario con conseguenti ristrutturazioni.
Durante gli anni trenta e quaranta del novecento abitò a Villa Lazarovich, quale affittuario,lo storico Giovanni Quarantotti, il quale tralaltro nel '55 scrisse nella 'Rivista Trieste' un saggio intitolato "la verità storica del dramma di Mayerling"...
Proprio all'intelligenza del sig. Quarantotti si deve l'appello che questi fece nel '62 contro la demolizione della Villa, che era voluta dall'allora proprietario. L'edificio per fortuna non fu demolito, ma subì comunque pesanti rifacimenti.
Alcune immagini della Villa durante i lavori
ed ecco Villa Lazarovich oggi, in alcune foto che ho fatto qualche mese fa. Anche se notevolmente rimaneggiata, è rimasta la torretta voluta da Max
Questa serliana è uno dei pochi elementi architettonici originali.
Nello stesso giorno in cui ho scattato queste foto, ho chiacchierato un pò con una gentilissima signora che abita proprio di fianco alla Villa e che ancora ricorda con tristezza i lavori di ristrutturazione che hanno snaturato la ex dimora di quell'arciduca che tanto era amato dai triestini. Degli ambienti interni è rimasta intatta solo la sala da pranzo.
Attualmente la Villa è abitata da una signora, da poco rimasta vedova, ma nonostante le insistenze della vicina, non ho avuto l'ardire di suonare il campanello...