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Cosimo era dunque a capo del Governo di Firenze ma,era un regnante a sovranità limitata.L'oligarchia fiorentina,con a capo Francesco Guicciardini ed il Cardinale Cybo,rappresentante il "cane da guardia dell'Imperatore",lo consideravano uno zero e questo Cosimo lo sapeva.La Fortezza da Basso,a Firenze,era nelle mani di Alessandro Vitelli che la teneva per conto di Carlo V,anche la Fortezza di Livorno era nelle mani degli imperiali.Il giovane principe fece buon viso a cattivo gioco,indossò un giaco sotto le vesti,la spada affilata legata in vita e qualche veterano delle Bande Nere al suo fianco.Prese sua madre ed andò a risiedere in Fortezza,"ospite" del Vitelli.
Poche notizie si hanno della vita di Cosimo,prima dei diciasette anni,quando andò al potere.
Giova riportare un paio di episodi,giusto per renderci conto del suo carattere.
http://www.operaduomo.firenze.it/battesimi....asp?id=8&p=277Quando nacque,il padre Giovanni era a Roma per prendere il comando di cento "Lancie Pontificie",assegnatogli da Papa Giovanni de'Medici,Leone X.
Appresa la notizia della nascita,il condottiero la comunicò al Pontefice al quale domandò quale nome si dovesse imporre al nascituro e questi scelse il nome di Cosimo,come il suo avo.
La residenza di Giovanni,con la moglie Maria Salviati ed il figlio,era Palazzo Portinari,in via del Corso a Firenze,di proprietà dei Salviati ed appartenuto in precedenza al padre di Beatrice Portinari.
Si racconta che Giovanni dalle Bande Nere,durante uno dei suoi rari soggiorni a Firenze,trovandosi nel cortile di suddetto palazzo,vide affacciarsi ad una finestra la fantesca che teneva in braccio Cosimino,ancora infante e lo invitava a salutare il babbo che stava arrivando.Giovanni protese le braccia verso l'alto e disse alla fantesca di buttargli il bambino di sotto.La povera donna strinse Cosimino al petto terrorizzata al che Giovanni ripetè l'ordine e,dal tono,la bambinaia capì che era meglio non farglielo dire una terza volta;chiuse gli occhi e lanciò il bambino nel vuoto che,tutto sgambettante e sorridente,"atterrò" sano e salvo tra le braccia muscolose del suo babbo,con gridolini di gioia.Dal comportamento del figlio,che non manifestò né paura né pianto,Giovanni dedusse che era veramente figlio suo e trasse i migliori auspici per il futuro di Cosimino.
Arriviamo al 1526,Cosimo ha sette anni,il 30 Novembre muore Giovanni dalle Bande Nere.Appena avutone notizia,Maria Salviati pensa a porre in salvo il figlio,così come intende fare Maria Soderini,moglie di Pier Francesco de'Medici (cugino di Giovanni) con i propri:Lorenzino,quattordicenne e Giuliano coetaneo di Cosimo.
Maria manda il figlio a Venezia per due ragioni: la prima è che Giovanni è caduto,al comando di truppe fiorentine,papaline e francesi,al servizio della Serenissima e quindi lo pone sotto la protezione di Essa;la seconda è che la famiglia Salviati ha una filiale del proprio Banco proprio a Venezia.
La fuga doveva essere organizzata in modo di non dare nell'occhio,pertanto il bambino (che era ovviamente all'oscuro di tutto)fu affidato al proprio precettore,un prete pratese,Pier Francesco del Riccio ed a piedi condotto fuori città con una scusa.Il maestro disse a Cosimo che si sarebbero recati alla Vergine Maria della Quercia ma,il bambino obiettò che non era quella la Porta per la quale ci si recava in tale luogo.Il prete con una qualche scusa riuscì a convincerlo e lo condusse per mano fin fuori di Porta San Gallo,dove li attendevano tre cavalli ed alcuni servitori.A questo punto,lascio la parola a Scipione Ammirato,storico e genealogista,amico personale di Cosimo: << (...) Ma allora i rumori [ le proteste del fanciullo] furono grandi perchè in luogo della devozione trovato il fanciullo cavalli e garzoni e per questo,non avendogli detto la madre cosa veruna,entrato in sospetto che non volesse il prete rubarlo [rapirlo] non voleva in conto alcuno lasciarsi mettere a cavallo comeché il sere con acconce parole s'ingegnasse persuadergli che andavano Castello ( località dove c'era una villa medicea ndr) ove Madonna [Maria] era andata per altra strada e per questo [si raccomandava] non facesse quelle cose ch'elle non istavan bene.Ma non per questo quetandosi,convenne con [la forza] recarselo innanzi a cavallo non refinendo tuttavia Cosimo di imperversare e di percuotergli fortemente il petto col capo,ladro e assassino chiamandolo che alla sua madre il rubava.Ma a Castello non ritrovandovi la madre,con discorso non mica da fanciullo subito avvisò il padre esser morto (...) >>.Cosimo ricordò che alla madre scappò qualche lacrima quando aprì una certa lettera,il fatto di essere li e di dover recarsi il giorno dopo a Cafaggiolo senza la madre,gli fecero presagire la brutta notizia.
A Cafaggiolo trovò i due cugini Lorenzino e Giuliano con i quali giocò allegramente,prima di proseguire il viaggio che,dopo aver toccato Marradi,Faenza,Ravenna li condusse a Venezia.Solo qui,il suo maestro,con le cautele del caso,gli comunicò la morte del padre,della quale,come abbiamo visto,si era già reso conto.Non pianse e disse soltanto : << Ben io me lo indovinavo! >>.
Ma torniamo a..."i giorni nostri"!
Il 12 Gennaio,dopo appena tre giorni l'elezione di Cosimo,si fece partire una ambasceria per la Castiglia,dove allora si trovava Carlo V,capeggiata da Bernardo de'Medici,Vescovo di Forlì,per comunicare alla Maestà Cesarea le condoglianze per la morte di Alessandro,l'elezione di Cosimo e la conferma del titolo di Duca.Occorre fare molta attenzione a queste mosse diplomatiche: saranno tutte "pezze d'appoggio" per il partito che sosterrà il vincolo feudale di Firenze nei confronti dell'Impero,quando duecento anni dopo si combatterà la guerra diplomatica,per la successione al Trono di Toscana.Gli ambasciatori fiorentini,per conto di Cosimo,chiesero la mano della vedova di Alessandro,Margherita d'Austria.
Intanto il Marchese del Vasto ed Andrea Doria,dietro richiesta del Cardinale Cybo,avevano provveduto ad inviare a Firenze,1500 fanti spagnoli,precedentemente sbarcati a Lerici,al comando del capitano Francisco Sarmiento.
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