L'Ottocento di Sissi e Ludwig II

La Successione Lorenese in Toscana

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il geggi
view post Posted on 13/8/2010, 20:36




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L' 11 maggio 1537 l'ambasciatore imperiale,Conte di Cifuentes,venne a Firenze su mandato personale dell'Imperatore,per una sorta di "verifica sul campo",ovvero constatare di persona la situazione e decidere di confermare o meno Cosimo al governo dello Stato. Cosimo passò l'esame del Cifuentes e ricevette da questi,davanti ad una seduta solenne del Senato dei Quarantotto,l'investitura a "Duca di Firenze".
Improvvisamente,alla metà di luglio,Filippo Strozzi comunicò agli ambasciatori francesi a Bologna e Venezia,Rhodez e Lavaur,la sua intenzione di organizzare e finanziare la spedizione contro Firenze.
Si convenne che il banchiere fiorentino avrebbe sborsato 10.000 scudi,la metà dei quali gli sarebbero stati rimborsati da Francesco I.
Si è molto discusso sul cambiamento di rotta da parte dello Strozzi e il giudizio degli storici pare orientato ad avvalorare la tesi che questo sia avvenuto in seguito alla dura presa di posizione dei figli,in particolare Piero che arrivò,come abbiamo visto,a ripudiarlo come padre.
Un'altra domanda è:quanto lo Strozzi padre credeva nella riuscita dell'impresa?
A favore dei fuoriusciti giocavano il fatto che una flotta turchesca,in accordo col Re Cristianissimo,avrebbe di lì a poco fatto una scorreria nel Mediterraneo e che lo stesso Francesco I di Valois aveva promesso di lanciare una offensiva in Piemonte.
Di contro,come abbiamo visto,il Conte di Cifuentes aveva,con l'investitura ufficiale a Duca di Firenze,sancito il legame tra Cosimo I e Carlo V,il presidio spagnolo in Firenze era stato rinforzato e,cosa più importante,tutti i progetti e le manovre dei fuoriusciti venivano intercettati dall'efficiente spionaggio mediceo vanificando così l'effetto sorpresa che era alla base della strategia dello Strozzi e dei suoi uomini.
Inoltre quando l'esercito dei fuoriusciti si mosse,sia i Turchi sul mare,che i Francesi nel nord Italia,non avevano fatto alcuna mossa.
Come se non bastasse i vertici dei fuoriusciti erano lacerati da rancori ed interessi personali.
Filippo Strozzi affidò il comando a Capino da Mantova,alle sue dirette dipendenze Piero Strozzi e Bernardo Salviati.
Alla fine di Luglio 6000 fanti e 300 cavalli erano pronti a partire dalla Fortezza della Mirandola e valicare il passo Appenninico di Montepiano ed a riversarsi nella piana tra Prato e Pistoia dove si assicurava che i Cancellieri (famiglia tradizionalmente anti-medicea) ed i loro uomini avevano già attaccato la parte Panciatica (i Panciatichi erano un'altra famiglia pistoiese però di assoluta fede medicea).
Tra gli esuli iniziarono i contrasti. Baccio Valori ed Anton Francesco degli Albizi reclamavano ruoli di spicco ma Filippo Strozzi preferiva tenerli in disparte.In particolare il fanatico Baccio Valori mordeva il freno quando,per paura di restare escluso,asserendo che i Cancellieri erano già passati all'azione partì dalla Mirandola alla testa di una ottantina di uomini per una scorribanda sotto Prato.Disperatamente Filippo Strozzi ed Anton Francesco degli Albizi gli corsero dietro con pochi soldati.Questo sparuto gruppo prese la decisone di fermarsi a Montemurlo,nelle vicinanze di Prato,in un vecchio castello medievale ormai ridotto a villa ma che,con poche altre opere di fortificazione - che non furono approntate - avrebbe potuto resistere ad un assalto,nell'attesa del resto dell'esercito guidato dal Salviati e da Piero Strozzi. Quest'ultimo partì in anticipo con trecento uomini,per dar man forte al padre e sotto le mura di Prato fu protagonista di una scaramuccia con il milanese Pozzo da Perego ed il mugellano Rosa da Vicchio,due vecchi e fidati veterani delle Bande Nere che comandavano la piazza di Prato.
Neanche Piero Strozzi pensò a fortificare ulteriormente il castello di Montemurlo ma si accampò con i suoi uomini nelle piana sottostante,lasciando sulla strada per Prato un manipolo di cento armati,al comando di Sandrino da Filicaia,per prendere in imboscata gli uomini del Perego,se si fosse spinto fin lì.
In un primo momento,a Firenze,vi fu viva preoccupazione,se non sgomento,in quanto si credette che fosse giunto tutto l'esercito dei fuoriusciti,pronto per assaltare la città.Quando però si venne a conoscenza di come stavano realmente le cose,il Vitelli agì con grande lucidità ed astuzia.Come prima cosa trovò il modo di far giungere agli esuli la falsa notizia che Firenze era in pieno caos,terrorizzata da questa ardita manovra degli Strozzi,che il partito anti -mediceo stesse rialzando la testa e che il Cardinale Cybo scortasse la vedova del Duca Alessandro a Pisa,per paura che cadesse in mani repubblicane.
Per confermare tutto ciò,oltre che richiamare gli Spagnoli da ogni dove nel Dominio,ne fissò,per rendere il tutto più plausibile,anche gli alloggiamenti.
Nella notte tra il 31 luglio ed il 1 agosto,sotto un tremendo temporale estivo, Alessandro Vitelli mosse da Firenze alla volta di Montemurlo,aveva con se Pirro Colonna,gli Spagnoli del Sarmiento,gli Italiani di Otto da Montauto,la guardia del Duca col capitano Borghesi di Siena e la cavalleria di Ridolfo Baglioni,in tutto circa tremila uomini.Marciò su Prato dove giunse verso la mezzanotte.Da lì,senza che i fuoriusciti ne avessero avuto sentore alcuno,dopo aver sbaragliato Sandrino da Filicaia,investì in pieno Piero Strozzi ed i suoi uomini.Questi dopo essere stato atterrato da un cavaliere,gettandosi in un dirupo,riuscì a sottrarsi alla cattura scappando nel bosco.Dopo fu la volta della rocca di Montemurlo dove Filippo Strozzi e gli altri ivi asserragliati,ignari di quanto stava accadendo,stavano riposando.
L'assalto del Vitelli gettò tutti nel panico.La difesa si resse,nella sostanza,solo sul capitano Caccia Altoviti,uno dei pochi uomini d'arme presente nel castello,Questi,dopo che i medicei avevano incendiato il portone,molto opportunamente,fece gettare altra legna sul fuoco,così da impedire l'ingresso degli assalitori.Dagli spalti piovevano sassi ed archibusate sugli assalitori ma,in capo a due ore,tutto era finito.Era l'alba del 1 agosto 1537 ed i capi degli esuli (l'ordine categorico era di prenderli vivi),con in testa Filippo Strozzi,incatenati e lordi di sangue e fango,prendevano la strada per Firenze.
Intanto Piero Strozzi,risalita la valle del Bisenzio,si era incontrato con l'avanguardia delle truppe in arrivo dalla Mirandola,esortando Bernardo Salviati a lanciarsi all'inseguimento dell'esercito mediceo per liberare i prigionieri.Ma questi preferì non avventurarsi alla cieca in territorio nemico e contro forze consoderevoli,intanto giunse la notizia che le pur valorose bande di parte Cancelliera erano state battute dalle truppe del Montauto.
Cosimo,sin dall'alba del 1 agosto era in perlustrazione per le vie di Firenze quando,trovandosi al piè di ponte Santa Trinita di fronte alla Basilica dei SS.Apostoli,l'attuale via Tornabuoni,venne raggiunto dalla notizia della vittoria: i fuoriusciti erano asserragliati in Montemurlo,senza via di scampo!
In quel preciso luogo venne eretta,per volere dello stesso Cosimo I,una colonna di porfido sostenente una statua che rappresenta la giustizia.
Nella mattinata il Duca si recò alla Santissima Annunziata per la messa ed il Te Deum di ringraziamento,la piazza straboccava di folla festante e riecheggiava il grido << Palle! Palle! >>.
Cosimo,assorto in preghiera davanti alla Sacra Immagine,venne raggiunto da un altro dispaccio: i capi dei fuoriusciti erano già stati tradotti in catene nel cortile di Palazzo Medici.
Qui il Duca volle vedere i "ribelli" e non deve essere stato uno spettacolo edificante.Laceri,contusi,umiliati,distrutti,sporchi di fango e sangue,molti di loro piangenti impetravano pietà senza ritegno.Poco si sa di questo "incontro",sembra che Cosimo,gelido ed altero,rivolgesse parole - poco rassicuranti - solo a Filippo Strozzi per dirgli che si sarebbe agito secondo giustizia e lo esortava ad affrontare il futuro con lo stesso "cuore forte" con il quale aveva preso le armi contro la Patria sua.
I prigionieri,secondo consuetudine,vennero riscattati prima di venire consegnati alla giustizia e Cosimo I pagò ai capitani che li avevano catturati,per esempio,per Baccio Valori 4000 ducati,Filippo Valori 2000,Anton Francesco degli Albizi 1000.
Filippo Strozzi che si era dichiarato prigioniero di Carlo V,venne tradotto in Fortezza da Basso da Alessandro Vitelli il quale già sognava l'esorbitante riscatto che sarebbe stato pagato per il ricchissimo banchiere.
Il processo contro i ribelli,che si protrasse fino alla fine di agosto,mise in evidenza la pochezza politica,la miseria morale,la disorganizzazione e l'insipienza di quei repubblicani che si erano atteggiati a Bruto e Cassio.
Particolare confortante,per Cosimo,fu constatare l'assoluta mancanza di un programma politico nei suoi avversari e Montemurlo rappresenta così,l'apice di tutta una serie di imprese velleitarie,scollegate fra loro.
Anche a livello personale,i capi dei fuoriusciti,durante il processo dettero squallida immagine di se,non sapendo fare altro che chiedere pietà adducendo risibili scuse e miserevoli giustificazioni e cercando di scaricare le colpe sui propri compagni.Il tanto baldanzoso Baccio Valori fu il più vile di fronte alla morte,tanto da dover essere trascinato per la barba dal boia,nella disperata resistenza di porgere il collo alla lama della scure.
In totale,con molta approssimazione per discordanza delle fonti,furono una quindicina i condannati a morte ed altrettanti a pene detentive.
Ancora due parole su Filippo Strozzi.
La sua era una prigionia dorata,siedeva sempre alla tavola di Alessandro Vitelli,poteva ricevere visite e veniva rifornito di abiti consoni e di ogni altro genere di conforto.Il suo più caro amico,il gentiluomo fiorentino Giuliano Gondi,oltre a visitarlo spesso,perorava la sua causa in giro per l'Europa.
La famiglia,in particolare il solito figlio Piero,non erano altrettanto solerti.
Quando Piero,al ritorno da una missione ad Adrianapoli - per conto del Re di Francia - seppe che i fratelli Leone e Roberto si erano recati a Barcellona per un abboccamento con Carlo V alfine di perorare la liberazione del padre dietro un ingente riscatto,cosa alla quale l'Imperatore poteva essere interessato,Piero dicevo,tuonò contro questa viltà : << (...) voce indegna di un uomo che abbia sei figlioli,il voler vivere in povertà che morire in ricchezza! >>.
Cosimo voleva a tutti i costi Filippo Strozzi.Che sovrano era se non poteva processare un suo suddito che,in arme,aveva cercato di detronizzarlo?
Alla fine l'Imperatore acconsentì anche perchè sullo Strozzi si erano addensate delle accuse che fosse lui il mandante dell'assassinio del Duca Alessandro ( cosa assolutamente non vera ma,l'accoglienza e la protezione che il banchiere riservò a Lorenzino,risultavano sospette).
Carlo V acconsentì che si processasse il prigioniero ma senza consegnarlo al Duca infatti l'interrogatorio avvenne nella Fortezza alla presenza del nuovo castellano,Giovanni De Luna e Cosimo pretese che fosse presente anche il Senato Fiorentino. Lo Strozzi respinse le accuse anche dopo aver ricevuto alcuni "strappi di corda".
Il 18 dicembre 1538 giunse al De Luna l'ordine di Carlo V di consegnare il prigioniero a Cosimo I.
Nello stesso giorno il soldato di guardia allo Strozzi,uscì "dimenticandosi" nella cella la propria spada,questi chiuse la cella dall'interno e si squarciò la gola.
Si è molto parlato della morte dello Strozzi,ovvero se si trattò di un omicidio o di un suicidio.La spada "dimenticata" fu con ogni probabilità un atto di pietà,forse non del tutto disinteressata,da parte del De Luna nei confronti dell'illustre prigioniero.
Filippo Strozzi lasciò una lunga lettera che si chiudeva con la frase : << Exoriare aliquis,ex ossibus meis,mei sanguinis ultor >>.

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view post Posted on 11/9/2010, 20:07
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Torno indietro con l'iconografia.
La madre, la moglie e le figlie di Lorenzo il Magnifico:


Domenico Ghirlandaio (1449-1494) - Lucrezia Tornabuoni (1425-1482), madre di Lorenzo il Magnifico - National Gallery Washington.


Sandro Botticelli (1445-1510) - Clarice Orsini (?) da giovane (1453-1488), moglie di Lorenzo il Magnifico - Palazzo Pitti.
Secondo altri sarebbe la sua parente più giovane, Alfonsina Orsini (1475-1520), che divenne sua nuora sposandone il figlio, Piero il Fatuo.

.
Lucrezia de' Medici (1470-1553) e Maddalena de' Medici (1473-1528), figlie di Lorenzo: Lucrezia sposò Jacopo Salviati e Maddalena Franceschetto Cybo.


Domenico Ghirlandaio - Contessina de Medici (1478-1515), figlia minore di Lorenzo; sposò il conte Pietro Ridolfi.

Edited by elena45 - 2/12/2013, 15:45
 
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view post Posted on 13/9/2010, 13:37
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Balzo in avanti di oltre due secoli: una tela abbastanza nota, perchè patrimonio del Montepaschi.
Celebra, appunto, la successione lorenese in Toscana.


Giuseppe Zocchi - Veduta notturna della Piazza del Campo con fiaccolata e corteo per la venuta a Siena del Granduca Francesco I di Lorena e Maria Teresa Arciduchessa d’Austria il 2 aprile 1739.
Dal sito : www.mps.it/La+Banca/Visita+Virtuale...ella+Piazza.htm

In altro topic c'è l'Arco di trionfo eretto a Firenze per lo stesso evento: #entry398546428.

Domanda al Geggi: perchè ti sei fermato?

Edited by elena45 - 13/9/2010, 18:48
 
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estella
view post Posted on 13/9/2010, 16:59




Francesco Stefano di Lorena e Maria Teresa d'Austria Granduchi di Toscana

 
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il geggi
view post Posted on 21/9/2010, 18:34




CITAZIONE (elena45 @ 13/9/2010, 14:37)
Domanda al Geggi: perchè ti sei fermato?

Eccomi,eccomi :o: : chiedo venia... :( !


CITAZIONE (estella @ 13/9/2010, 17:59)
Francesco Stefano di Lorena e Maria Teresa d'Austria Granduchi di Toscana

(IMG:http://i55.tinypic.com/2itle9v.jpg)

Bella immagine,che mi era sconosciuta...grazie!
 
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il geggi
view post Posted on 21/9/2010, 21:41




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Con la disfatta dei fuoriusciti,Cosimo aveva assicurato il suo dominio da pericoli esterni. Anche il modo come gli Strozzi ed i suoi seguaci erano crollati,fecero convincere ancora di più l'Imperatore che la scelta del giovane Medici si era rivelata azzeccata,togliendo così dalla mente di Carlo V l'idea di annettere lo Stato Fiorentino ai suoi domini.
Adesso per Cosimo,che aveva ricevuto dall'Imperatore l'investitura ufficiale a Duca di Firenze,iniziava il cammino che doveva portarlo ad essere un sovrano assoluto,non solo di nome ma anche di fatto. Per far questo occorreva che affrontasse i "pericoli interni". Per prima cosa bisognava che si affrancasse dalla "tutela" dell'oligarchia fiorentina - con a capo Francesco Guicciardini - e dalla presenza opprimente del Cardinale Innocenzo Cybo che,è vero che incarnava una sorta di controllo imperiale sul giovane Duca ma,grazie ai "punti" che quest'ultimo andava via via guadagnando nei confronti di Carlo V,era naturale che il Cardinale venisse a poco a poco perdendo credito ed influenza.
Un'altra questione di non poco conto era la presenza di truppe spagnole nello stato,infatti le Fortezze di Firenze e di Livorno erano in mano dei soldati dell'Imperatore. Anche in questo caso ci voleva pazienza,sarebbe arrivato il momento in cui Carlo V avrebbe avuto bisogno di denaro e Cosimo era in grado di accontentarlo,"acquistando" le proprie fortezze.
Ma la necessità di Cosimo più stringente,che si poteva e si doveva soddisfare nell'immediato,era quella di prendere moglie ed avere quindi una discendenza che rendesse così ancor più saldo il suo trono.
Abbiamo visto che il Medici chiese da subito la mano di Margherita d'Austria,figlia naturale di Carlo V e vedova del Duca Alessandro,ricevendo un rifiuto e vedendola andare in sposa ad un suo acerrimo nemico: Ottavio Farnese. Si pensò quindi,sempre per rimarcare la fedeltà all'Imperatore,di chiedere la mano di un'altra sua figlia naturale. Però di quest'ultima non si avevano notizie ed anzi,qualcuno sosteneva che non fosse più in vita. Cosimo,con abile mossa,mise la cosa nelle mani di Carlo V chiedendogli che fosse lui a disporre per le sue nozze.
Il Viceré di Napoli,Don Pedro Alvarez di Toledo,venuto a conoscenza,tramite l'Imperatore,dei progetti matrimoniali di Cosimo,propose direttamente alla Corte Fiorentina la propria disponibilità a dare in sposa al duca di Firenze la maggiore delle proprie figlie,Isabella di Toledo.
Gli Alvarez di Toledo erano Grandi di Spagna e discendenti degli antichi Re di Castiglia,un parentado quindi di assoluto prestigio. Cosimo accettò di buon grado e senza attendere il consenso dell'Imperatore,sicuro che questo non sarebbe mancato,però invece di Isabella chiese Eleonora,la figlia minore del Viceré di Napoli. Isabella era proprio brutta ed inoltre non sembra fosse particolarmente "brillante" dal punto di vista intellettivo,ma il padre fece di tutto per "ammollarla" - per dirla alla fiorentina - a Cosimo,però questi,che aveva avuto modo di ammirare l'Eleonora quando accompagnò il Duca Alessandro a Napoli nel 1535,non si fece convincere.
Si avviarono le trattative ed un primo scoglio fu,proviamo ad indovinare,di ordine pecuniario. Il buon Pedro di Toledo pretendeva da parte di Cosimo un assegnamento,per la propria figlia,pari a quello che Alessandro de'Medici aveva sborsato per Margherita d'Austria. La cifra era esorbitante,si parla di 80.000 scudi,per di più lo stesso Carlo V appoggiava la richiesta del suo Viceré. Cosimo,che non discendeva come le controparti da sangue imperiale e reale,ma da mercanti e banchieri,ne dette prova in questo caso,riuscendo - con una trovata da vero "bottegaio fiorentino - a perseguire il suo fine. Dichiarò infatti che mai avrebbe pagato per l'Eleonora quello che il suo predecessore pagò per la Margherita,perchè la figlia di un Viceré non può "costare" come la figlia di un Imperatore! Carlo V non avrebbe potuto contraddirlo e Cosimo riuscì a risparmiare una buona metà della cifra richiesta.
Il 29 marzo 1539 gli inviati ducali Luigi Ridolfi e Jacopo de'Medici si recarono in Spagna e ivi consegnarono l'anello nuziale ad Eleonora. Dopo pochi mesi la sposa,scortata dal fratello Don Garzia,sbarcò a Livorno e trovò Cosimo ad attenderla e passando per Pisa la condusse a Firenze dove il 29 luglio le nozze furono salutate da grandi festeggiamenti.
Cosimo ed Eleonora si amarono e si stimarono veramente per tutta la vita. L'amore della Duchessa sfociò anche nel morboso: accompagnava il marito anche a caccia condividendo le levatacce ad ore antelucane. Quando Cosimo si assentava,la moglie esigeva di ricevere almeno una lettera al giorno e se questa mancava,era capace di scene isteriche.
In venti anni l'unione venne allietata da nove figli (sei maschi e tre femmine) e possiamo dire che "l'impresa" scelta da Cosimo per Eleonora fu quanto mai azzeccata: una pavona che con le ali protegge i propri pulcini ed il motto: << cum pudore laeta fecunditas >>.
I fiorentini non ebbero in grande simpatia l'Eleonora,troppo distante dal loro modo di essere. Si dice che la Duchessa non fu vista in alcuna occasione passeggiare a piedi per Firenze, ma che si facesse sempre trasportare in lettiga. Troppo lontana da "Madonna" Maria Salviati che,come dice Antonio Marucelli,cronista dell'epoca: << ... [era] sicuro ricovero alle povere vedove e fanciulle,amica generalmente di tutti i poveri,benigna nel parlare,audiente nelle cose dove Dio l'aveva posta >>.
Maria Salviati che visse gli ultimi anni della propria vita,nella villa di Castello,lontana dal figlio e dalla nuora.
Roberto Cantagalli : << A quanto sembrava,le nuove usanze,ossia l'etichetta spagnola,non si confacevano pienamente alla fiorentina Maria Salviati >>.

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view post Posted on 22/9/2010, 13:58
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CITAZIONE (il geggi @ 21/9/2010, 22:41)
.....Cosimo,che non discendeva come le controparti da sangue imperiale e reale,ma da mercanti e banchieri,ne dette prova in questo caso,riuscendo - con una trovata da vero "bottegaio fiorentino - a perseguire il suo fine. Dichiarò infatti che mai avrebbe pagato per l'Eleonora quello che il suo predecessore pagò per la Margherita,perchè la figlia di un Viceré non può "costare" come la figlia di un Imperatore! Carlo V non avrebbe potuto contraddirlo e Cosimo riuscì a risparmiare una buona metà della cifra richiesta.

:lol: :lol: :lol:

CITAZIONE
Il Viceré di Napoli,Don Pedro Alvarez di Toledo,venuto a conoscenza,tramite l'Imperatore,dei progetti matrimoniali di Cosimo,propose direttamente alla Corte Fiorentina la propria disponibilità a dare in sposa al duca di Firenze la maggiore delle proprie figlie,Isabella di Toledo.
Gli Alvarez di Toledo erano Grandi di Spagna e discendenti degli antichi Re di Castiglia,un parentado quindi di assoluto prestigio. Cosimo accettò di buon grado e senza attendere il consenso dell'Imperatore,sicuro che questo non sarebbe mancato,però invece di Isabella chiese Eleonora,la figlia minore

Piccolo OT.
L'anno dopo le nozze di Eleonora, la sorella brutta (e scema), Isabella, fece un matrimonio minore. Sposò nel 1540 un aristocratico napoletano, appartenente sì ad una delle più illustri famiglie di Napoli, ma non paragonabile per rango al duca di Toscana: Giovanni Battista Spinelli (+1551), duca di Castrovillari e conte di Cariati.
Isabella per giunta rimase vedova precocemente, con un'unica figlia, Francesca, e fece un mucchio di debiti, tanto che la figlia fu costretta a cedere molte proprietà e a sposare un cugino perchè alcune rimanessero in famiglia.
A Napoli abitavano nel palazzo Spinelli Cariati.

Il padre delle due nobildonne, il famoso Vicerè di Napoli, rimasto vedovo, sposò, nel 1552, la sorella di suo genero, donna Vincenza Spinelli, ammaliato dalla sua bellezza. Ma il matrimonio durò solo un anno.
Pedro Alvarez de Toledo morì a Firenze: in viaggio verso Siena, comandato dall'Imperatore nonostante le già precarie condizioni di salute a recarsi a sedare i rivoltosi repubblicani, fu trasportato a Firenze in gravi condizioni. Morì il 22 febbraio 1553. Il sepolcro che si era fatto costruire nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a Napoli restò così vuoto.
Domanda: è sepolto a Firenze?

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Pedro Alvarez de Toledo (1484-1553), vicerè di Napoli. Il monumento funebre nella chiesa di San Giacomo.

CITAZIONE
I fiorentini non ebbero in grande simpatia l'Eleonora,troppo distante dal loro modo di essere. Si dice che la Duchessa non fu vista in alcuna occasione passeggiare a piedi per Firenze, ma che si facesse sempre trasportare in lettiga.

La Granduchessa Eleonora fu celebre anche per la sua eleganza!
Ne parlano gli amici nel forum gemello:http://ladyreading.forumfree.it/?t=48632783

Edited by elena45 - 7/10/2010, 14:13
 
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il geggi
view post Posted on 6/10/2010, 18:42




CITAZIONE (elena45 @ 22/9/2010, 14:58)
Il padre delle due nobildonne, il famoso Vicerè di Napoli, rimasto vedovo, sposò, nel 1552, la sorella di suo genero, donna Vincenza Spinelli, ammaliato dalla sua bellezza. Ma il matrimonio durò solo un anno.
Pedro Alvarez de Toledo morì a Firenze: in viaggio verso Siena, comandato dall'Imperatore nonostante le già precarie condizioni di salute a recarsi a sedare i rivoltosi repubblicani, fu trasportato a Firenze in gravi condizioni. Morì il 22 febbraio 1553. Il sepolcro che si era fatto costruire nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a Napoli restò così vuoto.
Domanda: è sepolto a Firenze?

Si,precisamente in Santa Maria del Fiore.

CIAO !
 
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il geggi
view post Posted on 6/10/2010, 22:51




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Arriviamo ad uno snodo cruciale della storia toscana: la cosidetta "guerra di Siena".

Il Governo di Siena era,da secoli,espressione di una oligarchia di mercanti,banchieri,medici e notai,divisi in fazioni - dette "monti" - in perenne conflitto tra loro. Quando lo scontro tra Francesco I e Carlo V si fece sempre più aspro,quest'ultimo prese ad inviare a Siena dei propri ministri in veste di super-visori e pacificatori col malcelato compito di controllare ed indirizzare in chiave filo-asburgica la politica della Repubblica. Non che all'Imperatore interessasse mettere le mani su quello Stato,solo non voleva che si intrufolassero i francesi.
Nel 1547 giunse a Siena,quale rappresentante di Carlo V,don Diego Hurtado de Mendoza il quale,facendo leva sulle divisioni interne della Repubblica,impose una sorta di vera e propria dittatura ed iniziarono ad affluire in Siena truppe spagnole.
Nel 1549 l'Imperatore,in accordo col Mendoza,decreta la costruzione di una fortezza a Siena. Questa notizia getta nel panico e nello sconforto i Senesi che,a più riprese,inviano ambascerie a Carlo V per scongiurarlo di non attuare il suo proposito,protestando che non è venuta meno la tradizionale fedeltà ghibellina senese. Questi risponde che la fortezza non deve intendersi come limitazione della libertà di Siena,ma come una garanzia di questa,nei confronti dei nemici. Questo concetto si ripresenterà metodicamente nella storia politica dell'umanità: << Ti invado io,che sono "buono",per proteggerti contro gli altri,che sono "cattivi" >>.
Ma torniamo a Siena. Sul finire del 1550 inizia l'edificazione della fortezza e si acuisce il fermento antispagnolo dei Senesi.
Inizia un periodo sostanzialmente favorevole alle forze del Valois ed incombevano,sulle coste toscane,le scorribande dei corsari turco-francesi. Cosimo I - che in virtù dei trattati del '42 e del '47 - era obbligato a difendere le coste della Maremma Senese in caso di aggressione,si lamentava con la Corte Cesarea,per la trascuratezza del Mendoza.
Nel Maggio del '52 il Duca di Firenze stipula un patto segreto di non aggressione col Re di Francia. Come detto,era questo un momento critico per gli imperiali e Cosimo poteva essere esposto a dei gravi rischi.
Nel Luglio di quell'anno gli agenti francesi nella penisola,convennero a Chioggia,per stabilire la prossima azione militare in Italia. Vi erano tre possibilità: Napoli,Milano o Siena. Venne scelta quest'ultima soluzione che fu abilmente tenuta segreta anzi,con abile manovra di controspionaggio,fu dato ad intendere che le mire francesi si indirizzavano in altre direzioni.
Tra il 26 ed il 27 Luglio ebbe inizio la rivolta antispagnola di Siena che,iniziata con milizie locali,venne supportata dall'arrivo di dieci compagnie mercenarie,al soldo dei francesi,che poterono affluire in città dato che l'esigua guarnigione spagnola non poteva controllare tutti gli accessi.
Da Porta Camollìa,l'unica in mano agli imperiali,entrarono 400 Fanti Fiorentini inviati da Cosimo in aiuto del Mendoza. Un centinaio di questi caddero nei primi scontri,dopodichè si asserragliarono insieme agli spagnoli nella fortezza,in attesa di rinforzi. La Repubblica mandò una ambasceria a Cosimo per pregarlo di non ostacolare le ambizioni dei Senesi. Il Duca ricevette anche la visita di un agente francese che,a nome dell'ambasciatore presso la S.Sede Lansacc,gli comunicava che la liberazione di Siena era opera diretta dellla Francia alla quale egli,cioè Cosimo,non poteva opporsi in virtù del patto segreto stipulato in precedenza e che questa azione non aveva alcuno scopo antimediceo. Il Duca,dopo un rapido esame della situazione nella quale si trovava,riferì all'agente francese che era intervenuto,su richiesta di quello Stato,pensando a disordini tra le varie fazioni e che se avesse saputo come stavano le cose,non si sarebbe mosso.
Si avviarono quindi le trattative diplomatiche: Cosimo chiese ed ottenne che le truppe Fiorentine e Spagnole lasciassero la fortezza con l'onore delle armi,contemporaneamente l'ambasciatore francese Lansacc,a nome di Enrico II,faceva dono della fortezza alla Repubblica e squadre di guastatori e di cittadini festanti ne iniziarono la demolizione.
La perdita della detta fortezza non fu presa,come dire,molto sportivamente da Carlo V il quale vi aveva profuso ingenti somme di denaro. Sul banco degli imputati vi erano Cosimo e il Mendoza. Entrambi addussero le proprie giustificazioni cercando,come naturale,di scaricare le colpe sull'altro.
Ciò che premeva di più al Duca di Firenze era che venisse scongiurato,almeno sul momento,un conflitto franco-spagnolo nella penisola.
Se questo si fosse verificato,si sarebbe trovato esposto ad un pericoloso ricatto da parte francese - in virtù del trattato stipulato - ma ancora peggio sarebbe andata con Carlo V,implacabile con i vassalli infedeli! Mentre cercava di coinvolgere,con scarsi risultati in verità,la Serenissima ed il Papa nella sua politica "pacifista",arrivò il suocero - don Pedro di Toledo Vicerè di Napoli - a rompergli le uova nel paniere. In una lettera al genero affermava che non poteva tollerare la presenza francese a Siena e la risposta che Cosimo gli dette - cioè,che solo all'Imperatore spettava prendere tali decisioni - lo fece stizzire e si rivolse quindi direttamente a Carlo V,dicendogli che si metteva a sua completa disposizione per muovere guerra ai franco-senesi. L'Imperatore acconsentì ben sapendo che da solo,il Vicerè,non avrebbe avuto possibilità di successo ed incaricò il proprio ambasciatore a Firenze,don Francesco di Toledo - fratello del Vicerè - di "chiedere" a Cosimo di supportare l'azione del suocero contro Siena.
Don Francesco di Toledo era uomo assai diverso dal fratello così bizzarro e sanguigno,era riflessivo ed equilibrato,molto affezionato alla nipote Eleonora,era spesso ospite in casa di Cosimo ed è probabile che fosse a conoscenza del patto segreto stipulato con la Francia ed è certo che abbia contribuito a perorare la causa del Duca nei confronti di un Carlo V che iniziava a dubitare della fedeltà del proprio vassallo a Firenze.
Il 4 dicembre 1552 Cosimo disdice il patto con la Francia ed un mese dopo don Pedro di Toledo dichiara guerra a Siena: il Duca si mantiene formalmente neutrale.

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view post Posted on 7/10/2010, 13:21
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Il "governatore" di Siena:


Diego Hurtado de Mendoza (1503-1575), poeta e diplomatico.

Se il Geggi me lo conferma, pare che il comandante degli Spagnoli nella Guerra di Siena, fosse un personaggio singolare, Gian Giacomo de' Medici, detto il Medeghino (piccolo Medici), condottiero di grande fama, ma che non aveva nessun rapporto di parentela con i Medici fiorentini.


Gian Giacomo de' Medici, detto il Medeghino(1498-1555)

Edited by elena45 - 7/10/2010, 17:15
 
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il geggi
view post Posted on 7/10/2010, 19:29




CITAZIONE (elena45 @ 7/10/2010, 14:21)
Il "governatore" di Siena:

(IMG:http://i56.tinypic.com/mhtwya.jpg)
Diego Hurtado de Mendoza (1503-1575), poeta e diplomatico.

Se il Geggi me lo conferma, pare che il comandante degli Spagnoli nella Guerra di Siena, fosse un personaggio singolare, Gian Giacomo de' Medici, detto il Medeghino (piccolo Medici), condottiero di grande fama, ma che non aveva nessun rapporto di parentela con i Medici fiorentini.

(IMG:http://i56.tinypic.com/jr412r.jpg)
Gian Giacomo de' Medici, detto il Medeghino(1498-1555)

Cosimo I,lo vedremo tra poco,affidò il comando del proprio esercito - nel conflitto di Siena - al milanese Gian Giacomo de'Medici il quale era al servizio di Carlo V che se ne privò a malincuore. In effetti il "Medichino" era,al momento,tra i più quotati condottieri ed era ritenuto il miglior esperto d'artiglieria del suo tempo. Gli venivano rimproverate lentezza di manovre e di decisioni.
Era nipote di San Carlo Borromeo ma il suo grande cruccio era quello di essere venuto su dal nulla e di essere conosciuto con i nomignioli di "Medichino" - forse per aver avuto qualche cerusico tra i suoi antenati - e di "Boccale",proviamo ad immaginare perchè,ai quali cercava di contrapporre i titoli di castellano di Musso ed in seguito di marchese di Marignano. Nella sua brama di accrescere di lustro,aveva ottenuto da Clemente VII di chiamarsi de'Medici e di poter adottare lo stemma a sei palle. Anche Cosimo secondò questa sua bramosia di "parentela",facendo aggiungere anche un "ramo milanese" al già abbastanza intricato albero genealogico mediceo e fece bene,in quanto,il 24 dicembre 1559 venne eletto Papa - col nome di Pio IV - l'Arcivescovo di Milano Gian Angelo de'Medici,fratello del Medichino,divenendo quindi il quarto Papa mediceo dopo Leone X,Clemente VII e Leone XI. L'elezione del Medici milanese segnò una svolta nei rapporti tra i due stati che - dopo gli anni burrascosi dei pontificati di Paolo III,Giulio III ed ancor più di Paolo IV - tornarono ottimi come e forse anche più che nelle epoche degli altri Papi medicei.
 
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il geggi
view post Posted on 7/10/2010, 22:14




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Nel Gennaio del 1553 Siena stringe formale alleanza con la Francia.
Le azioni intraprese dagli imperiali in terra senese non portarono particolari allori,erano più atti di devastazione e saccheggio che altro; alcune volte sconfinarono anche in territorio fiorentino.
Il 22 febbraio muore don Pedro di Toledo,così il figlio don Garzia - mediocre stratega - assume il comando dell'esercito imperiale che,con enormi sforzi riesce a conquistare Monticchiello.
Sul finire di marzo,Montalcino - forte di 3000 uomini - è cinta d'assedio dai 20.000 uomini di don Garzia ma,alla metà di Luglio gli imperiali abbandonano il campo richiamati dal nuovo Vicerè di Napoli,il Cardinale Paceco,atterrito dall'avvicinarsi alle coste della flotta franco-turca.
I francesi rimasero quindi padroni del campo ma Cosimo si era premunito potenziando,in quel lasso di tempo,la propria potenza bellica. Inviò 1200 fanti,agli ordini di Chiappino Vitelli,a presidiare Piombino; mobilitò 15.000 fanti delle bande; mandò il Medichino,che aveva preso servizio da poco,con 3500 mercenari stranieri a San Donato in Poggio,a 13 miglia da Siena. Inviò le sue quattro galere da guerra,con viveri e munizioni per otto mesi,al comando del Cuppano - veterano delle Bande Nere - a presidiare Portoferraio all'Elba. Ai primi di agosto una flotta di 130 vele franco-turche investirono Pianosa e l'Elba,devastarono Portolongone ed altre località minori,ma si guardarono bene dall'attaccare Portoferraio che,come abbiamo visto,munitissima da Cosimo,accoglieva entro le sue mura quasi tutta la popolazione Elbana.
Alla fine di ottobre il Duca inviò alla Corte Imperiale a Bruxelles il proprio uomo di fiducia,Bartolomeo Concini,che strinse alleanza con Carlo V.
Cosimo si impegnava a condurre la guerra per scacciare,in nome dell'Imperatore, i francesi da Siena e riportarla sotto gli Asburgo. Carlo V doveva fornire un contigente di 4000 fanti ispano-tedeschi e 300 cavalleggeri spesati per almeno 10 mesi. Cosimo non chiedeva che gli venisse concessa Siena ma che gli venissero rifuse le spese sostenute o compensi territoriali,inoltre l'Imperatore si impegnava assieme al Vicerè di Napoli ed al Governatore di Milano a restaurare sul trono il Duca se,le vicessitudini della guerra,lo avessero portato a perdere Firenze.
Quando in dicembre giunse a Roma Piero Strozzi,Maresciallo di Francia,ufficialmente per una missione di pace presso Giulio III,il fuoriuscitismo si ridestò improvvisamente e il sontuoso palazzo che gli Strozzi possedevano a Roma,nel rione del Borgo,era meta di un intenso viavai di antimedicei che si arruolarono nelle fila francesi.
Il 2 gennaio 1554 Piero Strozzi giunge a Siena e prende il comando dell'esercito franco-senese. A questo punto il guanto è lanciato.
L'arrivo a Siena dello Strozzi può rappresentare per Cosimo anche il "casus belli": infatti secondo una convenzione tra la Repubblica di Siena ed il Ducato di Firenze,vi era l'impegno a non accogliere nel proprio dominio ribelli e fuoriusciti dell'altro stato. Cosimo pose una taglia di 10.000 scudi sul capo dello Strozzi.
La cosa più importante per il Duca era però dare l'avvio alle ostilità ora che le forze francesi erano ancora in parte disorganizzate.
Il piano ideato era ambizioso e non mancava di genialità. Le forze mediceo-imperiali dovevano muoversi su tre direttrici:il Marignano doveva puntare direttamente su Siena,Ridolfo Baglioni sulla Val di Chiana e Federigo da Montauto su Grosseto ed il litorale. Era impensabile prendere Siena con un assalto frontale,la città era ben protetta da mura,bastioni e da una infinità di torri,inoltre l'olografia del terreno sul quale sorge,la mettevano in una posizione strategica favorevole. Si dovevano quindi tagliare i rifornimenti che provenivano dalle campagne e che potevano essere sbarcati dai francesi lungo le coste. Le operazioni nella Chiana ed a Grosseto avevano questo scopo ma,perlomeno inizialmente,fallirono entrambe.
Un notevole successo venne colto invece dal Marignano che riuscì ad espugnare e conquistare il forte fuori di Porta Camollìa,che i Senesi avevano costruito l'anno prima,con lo scopo di tenere i nemici lontani dalle mura della città e che diverrà,per tutta la durata della guerra,una spina nel fianco di tutto il sistema difensivo senese.

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view post Posted on 8/10/2010, 10:15
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CITAZIONE (il geggi @ 7/10/2010, 20:29)
Cosimo I,lo vedremo tra poco,affidò il comando del proprio esercito - nel conflitto di Siena - al milanese Gian Giacomo de'Medici il quale era al servizio di Carlo V che se ne privò a malincuore. In effetti il "Medichino" ......................................................................................
................. il 24 dicembre 1559 venne eletto Papa - col nome di Pio IV - l'Arcivescovo di Milano Gian Angelo de'Medici,fratello del Medichino,divenendo quindi il quarto Papa mediceo dopo Leone X,Clemente VII e Leone XI. L'elezione del Medici milanese segnò una svolta nei rapporti tra i due stati che - dopo gli anni burrascosi dei pontificati di Paolo III,Giulio III ed ancor più di Paolo IV - tornarono ottimi come e forse anche più che nelle epoche degli altri Papi medicei.

Grazie per le notizie!
Il quarto Papa mediceo mi mancava. Eccolo di seguito, insieme al terzo:

.
Papa Pio IV (1559-1565), al secolo Gian Angelo de' Medici (1499-1565), fratello del Medichino.

Papa Leone XI (2aprile-27 aprile 1605), al secolo Alessandro de' Medici (1535-1605). Era figlio di Ottaviano de'Medici (ramo secondario) e Francesca Salviati (vedi albero genealogico a pag.2). Fu papa per soli 25 giorni, perchè si ammalò di polmonite e morì.

CITAZIONE (il geggi @ 7/10/2010, 23:14)
...............................................Quando in dicembre giunse a Roma Piero Strozzi,Maresciallo di Francia,ufficialmente per una missione di pace presso Giulio III,il fuoriuscitismo si ridestò improvvisamente..................

Il bellissimo ritratto di Piero Strozzi Maresciallo di Francia l'abbiamo visto a pag.1.

Edited by elena45 - 8/10/2010, 12:33
 
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il geggi
view post Posted on 10/10/2010, 16:59




CITAZIONE (elena45 @ 8/10/2010, 11:15)
CITAZIONE (il geggi @ 7/10/2010, 20:29)
Cosimo I,lo vedremo tra poco,affidò il comando del proprio esercito - nel conflitto di Siena - al milanese Gian Giacomo de'Medici il quale era al servizio di Carlo V che se ne privò a malincuore. In effetti il "Medichino" ......................................................................................
................. il 24 dicembre 1559 venne eletto Papa - col nome di Pio IV - l'Arcivescovo di Milano Gian Angelo de'Medici,fratello del Medichino,divenendo quindi il quarto Papa mediceo dopo Leone X,Clemente VII e Leone XI. L'elezione del Medici milanese segnò una svolta nei rapporti tra i due stati che - dopo gli anni burrascosi dei pontificati di Paolo III,Giulio III ed ancor più di Paolo IV - tornarono ottimi come e forse anche più che nelle epoche degli altri Papi medicei.

Grazie per le notizie!
Il quarto Papa mediceo mi mancava. Eccolo di seguito, insieme al terzo:

(IMG:http://i56.tinypic.com/30n8yki.jpg).(IMG:http://i56.tinypic.com/2nai8lc.jpg)
Papa Pio IV (1559-1565), al secolo Gian Angelo de' Medici (1499-1565), fratello del Medichino.

Papa Leone XI (2aprile-27 aprile 1605), al secolo Alessandro de' Medici (1535-1605). Era figlio di Ottaviano de'Medici (ramo secondario) e Francesca Salviati (vedi albero genealogico a pag.2). Fu papa per soli 25 giorni, perchè si ammalò di polmonite e morì.

CITAZIONE (il geggi @ 7/10/2010, 23:14)
...............................................Quando in dicembre giunse a Roma Piero Strozzi,Maresciallo di Francia,ufficialmente per una missione di pace presso Giulio III,il fuoriuscitismo si ridestò improvvisamente..................

Il bellissimo ritratto di Piero Strozzi Maresciallo di Francia l'abbiamo visto a pag.1.

Ancora grazie per lo stupendo contributo iconografico !
 
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il geggi
view post Posted on 10/10/2010, 19:51




...segue

Cosimo e Piero Strozzi sono infine uno di fronte all'altro,per lo scontro decisivo. Solo formalmente però,in quanto,come abbiamo visto,a guidare gli ispano-fiorentini vi era Gian Giacomo de'Medici di Marignano. Questi era un capitano di ventura esperto ed accorto,avido di denaro ma metodico e prudente nelle sue mosse. Piero Strozzi era esattamente l'opposto; il suo prestigio militare aveva avuto una decisa impennata dopo la difesa di Metz,inoltre in questa sfida vi era,per parte sua ,anche la componente ideologica del fuoriuscitismo fiorentino. Fu proprio questo che fece storcere la bocca a più di un senese quando lo Strozzi prese il comando delle operazioni. Già il fatto di essere comandati da un fiorentino,in quanto tale - con tutto il suo seguito di fiorentini - non andava molto a genio ai Senesi,ma vi era un punto più delicato e meno campanilista sul quale venivano mosse delle critiche - e che gli furono mosse anche dopo la caduta di Siena - e cioé che lo Strozzi più che a difendere Siena pensasse ad abbattere il potere mediceo ed alla conquista di Firenze. Non si può negare che Piero Strozzi considerasse Siena come una sorta di trampolino di lancio verso Firenze,parimenti si deve ammettere che dedicò tutto se stesso alla causa senese e profuse ogni energia nella difesa della città della Balzana,seppure severe critiche gli arriveranno,da parte francese - nella persona del Monluc - per la condotta tenuta a Scannagallo,anche se gli stessi francesi non dettero,in quella occasione,grande prova di coraggio.

Appena giunto in Siena lo Strozzi si mise alacremente al lavoro e la sua prima occupazione fu quella di creare,quasi dal nulla,l'artiglieria senese - grave lacuna che avrà un peso determinante nel decisivo scontro di Scannagallo- e per far questo fece venire da Roma due esperti artigiani ferraresi ai quali commissionò i primi otto pezzi e relative munizioni,inoltre impose che ogni contribuente dovesse fornire 15 libbre di metalli,ogni mille lire di patrimonio.
Prese altre draconiane,ma intelligenti,misure per far fronte all'approvigionamento dei viveri ed al vettovagliamento di Siena e delle altre città fortificate dello Stato. Chiuse ogni libera tratta dei grani,impose ai privati di versare gratis un decimo delle loro riserve private a beneficio dei poveri e dei soldati e razionò la vendita del pane con tessera annonaria.
Ordinò alle popolazioni delle campagne di concentrarsi con viveri e masserizie in una delle 16 piazze fortificate più vicina,sotto pena di confisca ed arbitrio. Questo provvedimento restò particolarmente inviso alle popolazioni contadine che erano restie ad abbandonare i loro campi e a dividere le loro provviste con i soldati e con la gente di città e lo elusero in larga parte. Il risultato fu che a godere di un vettovagliamento furono i soldati di Cosimo che effettuavano scorribande nelle campagne senesi per dare il "guasto alle messi" ed,appunto cercare provviste,dopo naturalmente aver massacrato i contadini.

Da principio l'assedio fu piuttosto "leggero" in quanto il Marignano con i soli 10.000 uomini di cui inizialmente disponeva,riusciva a controllare solo una porta,quella di Camollìa,delle otto esistenti; pertanto l'approvigionamento della città e le sortite degli assediati per reperire e scortare le derrate alimentari potevano avvenire con relative tranquillità e regolarità.
Il peso andò ad investire le popolazioni della campagna - insieme a coloro i quali cercavano di introdurre viveri in città - che dovettero subire la violenza degli assedianti. Durezza che era una diretta emanazione di Cosimo il quale,dopo l'intromissione dell'ideologia dei fuoriusciti al comando dello Strozzi,aveva in parte perso il lume della ragione e credeva,con la violenza, di "staccare" Siena dallo Strozzi,senza considerare che,anche se lo avessero voluto,i senesi non avrebbero potuto farlo,in quanto erano lo Strozzi e gli altri fiorentini direttamente al servizio della Francia.
I Fiorentini che venivano catturati dalle truppe del Duca,erano trasportati a Firenze e qui decapitati o impiccati,a seconda del loro status sociale.
Chiappino Vitelli a Cosimo: << Ho fatto impiccare 5 villani in luoghi che siano visti da quelli di Siena (...) >>. Risponde il Duca: << Ha fatto molto bene...segua il medesimo >>.
Bartolomeo Concini a Cosimo: << Ieri sera si presero 15-20 villani (...) se ne fa il medesimo che degli altri e già s'è fatto intorno alla città uno spettacolo che è troppo horrendo da dar exemplo per un pezzo >>.
Ancora Concini : << (...) ne hanno presi 4: faranno il fine che hanno fatto già circa 70 [ villani ] che si son presi nelle due notti precedenti >>.
I messaggeri,recanti dispacci da portare a Siena,che erano intercettati,venivano mutilati del naso,delle orecchie,delle mani e dei piedi e venivano,così orrendamente straziati,lasciati davanti alle porte della città affinchè potessero portare a termine il loro incarico.
Un racconto che si tramanda è quello della Nencia. La Nencia era una vecchia contadina che fu sorpresa dagli ispano-fiorentini mentre cercava di introdurre viveri a Torrita - cittadina vicino Siena - e sembra che i soldati gli avrebbero risparmiato la vita se avesse inneggiato al "Duca" e alle "Palle". Per tutta risposta la Nencia iniziò ad inneggiare alla "Lupa" - simbolo di Siena - e la povera vecchia continuò a farlo anche quando i soldati,dopo averla denudata e seviziata,la crocefissero ad una porta della città.
Gli ordini del Duca venivano eseguiti anche con fin troppo zelo e che si fosse passato il segno se ne rende conto anche lo stesso sovrano.
Cosimo al Concini: << Abbiamo inteso che il Marchese (Gian Giacomo de'Medici ndr) abbia fatto ammazzare alcuni Senesi,che uscivano dalla città,per fuggire la fame,dalla quale sono molto stretti. Noi si vuol Siena e non si vuole la vita de' Senesi,che anzi è nostra intenzione,che sia avuta in rispetto. Deploriamo il fatto e non vogliamo più rattristarci per tali cose - e termina con questo durissimo monito - Concino,tu mi conosci,fai che le cose siano fatte bene,se non vuoi che mi sdegni,tu m'intendi >>.

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67 replies since 26/10/2009, 20:14   12205 views
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